La fretta di suonare veloce: perché il vero traguardo è la qualità del suono (e non la velocità)

Un consiglio per allievi impazienti e insegnanti pazienti

4/21/20252 min read

a close up of a guitar pick on a black guitar
a close up of a guitar pick on a black guitar

Se chiedessimo a un insegnante di musica qual è la prima richiesta che riceve da un nuovo allievo, la risposta – quasi all’unanimità – sarebbe questa:
"Voglio andare più veloce."

Sia che si tratti di note in melodia, sia di cambi di accordi, il desiderio di “correre” viene spesso prima della consapevolezza sonora. Ma imparare uno strumento musicale non è una gara di velocità: è un viaggio. E come in ogni viaggio, la fretta fa perdere i dettagli più belli.

Velocità sì, ma con coscienza

Il problema non è la velocità in sé. Anzi, arrivare a suonare con scioltezza, fluidità e rapidità è un obiettivo più che legittimo.
Il punto è cosa si sacrifica nel frattempo.
Molti allievi, soprattutto nei primi anni, cercano di "saltare" la fase della costruzione per arrivare subito alla meta. Così si innesca un circolo vizioso:

  • si accelera prima del tempo,

  • si sbagliano i movimenti,

  • si fissano tensioni muscolari,

  • si accumulano frustrazioni,

  • e alla fine… si rallenta davvero (o si molla).

Suonare bene lentamente è suonare bene in potenza

Un movimento corretto a tempo lento è un seme piantato nella tecnica. Quando diventa automatico, può essere accelerato senza perdere qualità.

La velocità, infatti, non nasce da un gesto veloce, ma da un gesto economico, rilassato, consapevole.
Chi vuole imparare un brano, una scala, un passaggio veloce, dovrebbe prima chiedersi:
“Riesco a farlo perfettamente a tempo lento? Senza sforzi inutili? Con un bel suono?”

Se la risposta è no, andare più veloci porterà solo a muoversi male, fissare errori e costruire insicurezza.

Cosa accade quando si suona lentamente (bene)

  1. Il cervello memorizza i movimenti corretti.
    Suonare lentamente permette di costruire mappe motorie pulite, che diventeranno la base di un gesto fluido e veloce.

  2. Il corpo si abitua alla giusta tensione muscolare.
    Si evita l’irrigidimento, si preservano mani e schiena, si rispetta lo strumento (e se stessi).

  3. Si educa l’orecchio.
    A tempo lento si possono ascoltare meglio la qualità del suono, la dinamica, l’intonazione (per strumenti a fiato o ad arco), e si sviluppa una sensibilità profonda.

  4. Si costruisce la memoria.
    Il lento aiuta la memoria muscolare e cognitiva. È come imparare una poesia sillaba per sillaba, con attenzione e rispetto.

Il metodo: dallo slow al flow

Un buon consiglio per tutti gli studenti (e anche per molti autodidatti) è questo:

Studia come se fossi un tecnico del suono. Suona come se fossi un poeta.

In pratica:

  • Parti da un tempo molto lento (anche la metà del tempo originale).

  • Scomponi se necessario le mani, le parti o le battute.

  • Quando esegui tutto correttamente 3 volte di fila senza errori e senza tensioni, aumenta il tempo di 5-10 bpm.

  • Procedi con pazienza.
    A un certo punto, non sentirai più “veloce”: sentirai naturale.

Conclusione: il tempo è il tuo alleato, non un nemico

Nella musica, come nella vita, chi vuole tutto e subito perde il bello del processo.
La velocità arriva. Ma non si corre verso di lei. La si costruisce, come si costruisce la fiducia, come si allena un muscolo, come si impara a camminare.

Ai nostri allievi diciamo sempre:
“Non c’è niente di più rock di chi sa aspettare il momento giusto per esplodere.”

E tu, a che velocità stai studiando oggi?

🎵 Vuoi imparare a suonare con controllo, espressività e gioia?
Scopri i nostri corsi individuali e collettivi: ti accompagneremo passo dopo passo… anche quando vorrai correre!
www.heartpam.it